Ieri sera, come tutti i giovedì sera la famigliuola si raduna per vedere la nuova edizione di Masterchef. Devo dire che quest'anno i tre "Chef" si sono superati, oltre a selezionare una fauna assolutamente multietnica ci sono anche molte persone particolare, iniziando dalla superba e antipatica Beatrice, al calmo e riflessivo Federico, al grande saggio Alberto, alla piagnucolosa e falsa Rachida...insomma, ci divertiamo moltissimo, facendo un tifo da stadio! Il preferito del piccino è il "nonno" Alberto, perché - dice lui - si chiama come il suo babbo! A me e a mia figlia piace moltissimo il dottore Federico.
Il piccino come al solito non arriva alla fine, si è addormentato prima, e stamattina gli ho dato ragguagli su chi è uscito. Mandata a nanna anche la ragazza, ancora non avevo sonno, ho girellato per i canali in cerca di qualcosa di breve e carino da vedere e mi sono imbattuta in un bellissimo documentario su Sky Arte. Il documentario parlava della vita e della carriera di Bob Marley, e, dato che sono stata in Giamaica circa 5-6 anni fa, il programma ha catturato la mia attenzione.
Ho scoperto un personaggio realmente rivoluzionario, totalmente dedicato alla musica. Un personaggio eclettico, geniale, spirituale, veramente molto particolare. Sono rimasta colpita che, piano piano, senza forzature e senza accettare compromessi sia riuscito ad avere un successo planetario. E come accade a volte, questa bellissima favola si interrompe bruscamente, Marley muore a soli 36 anni per un melanoma non curato. Lui, che era per metà nero e per metà bianco - suo padre era un colonnello inglese - muore per una malattia tipica dei bianchi.
Nella sua musica si parla soprattutto di spiritualità, di quella religione che lui segue, il Rastafari, che ha come culto il corpo come tempio di Dio, che predica amore e pace universale, che mette in pratica costringendo i leader dei due opposti partiti Giamaicani, a stringersi la mano davanti a 30 mila persone, in un'immensa festa di musica e amore.
E ho ritrovato le sonorità, i colori, i profumi della Giamaica che ho vissuto. Questa piccolissima isola caraibica, densa di storia e di spiritualità, dove incontri persone meravigliose, disponibili, soprattutto sorridenti. In Giamaica sorridono tutti, grandi, piccoli soprattutto la povera gente.
Siamo andati a un mercatino in un centro abitato vicino al nostro Hotel, abbiamo fatto moltissime foto, ma soprattutto abbiamo visto le persone, i loro occhi, i loro sorrisi. Non abbiamo fatto i soliti circuiti per turisti, dato che eravamo un discreto gruppetto abbiamo noleggiato un pulmino e ci siamo fatti scarrozzare da una guida italiana, un ragazzo di Roma che aveva sposato una donna giamaicana e che viveva in Giamaica già da più di 5 anni. Lui ha detto che non aveva nessun desiderio di ritornare in Italia, che gli piaceva moltissimo vivere laggiù. Non posso non essere d'accordo con lui! Lui ci ha portato in un sacco di posti, attraverso strade impossibili, attraversando zone montuose, girando letteralmente l'isola in tutti i sensi. Abbiamo fatto il bagno in baie meravigliose, mangiato in posti che nessuno avrebbe mai osato pensare, visto e conosciuto persone molto particolari.
Purtroppo non c'è stato tempo per andare a Kingston, sarei andata volentieri a vedere la casa dove ha vissuto Bob Marley, non c'è stato tempo. La Giamaica è un'isola piccola, ma non ha strade principali, e gli spostamenti sono molto difficili, si percorrono chilometri e chilometri per fare distanze che in linea d'aria sarebbero piccolissime, quindi abbiamo dovuto tralasciare il nord dell'isola - che oltretutto è anche quello più turistico - e soprattutto Kingston, che, come tutte le grandi città, ha i suoi pregi ma è anche abbastanza pericolosa.
Mi sono ricordata dell'istruttore subacqueo di mio marito, Rastafari, con una chioma di dreadlocks che si teneva ferma con una retina da capelli. Fu lui che insegnò a mio marito a far "gonfiare" i pesci palla facendogli dei "grattini" in un punto particolare, senza far loro del male. Non mi dimenticherò mai il suo saluto caloroso, sincero, le sue parole semplici, ci lasciò con "Arrivederci e Siate felici", abbracciandoci. Non c'è saluto e augurio più bello, ma soprattutto avvertivamo che questo saluto non era un saluto di circostanza, da turisti. Noi avevamo parlato veramente con lui, ci eravamo scambiati impressioni, opinioni, che vanno oltre le semplici curiosità di turisti, e questo lui lo aveva avvertito.
Rimarrò sempre legata a questa piccola isola, meravigliosa non soltanto per la natura incontaminata, ma anche e soprattutto per le meravigliose persone che ci vivono.
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