Erano giorni che cercavo di pensare un argomento da trattare sul blog. Ed erano giorni che le idee proprio non arrivavano, tabula rasa.
Ieri pomeriggio poi ho avuto l'intuizione. Ed è stato ieri pomeriggio, mentre aspettavo che aprisse il cancello della scuola materna che frequenta mio figlio,che questa domanda mi è sorta spontanea. Ed è proprio questa domanda che vorrei fare alle mamme degli amichetti del mio bimbo, che va alla scuola materna: "Scusi, quanto costa un sorriso?"
Premetto che l'esperienza con la mia figlia più grande è stata meravigliosa, era il primo anno che i bambini erano sistemati in classi miste, cioè con bambini di tutte e tre le fasce d'età, 3, 4 e 5 anni. Così aveva deciso l'Istituto Comprensivo della nostra città. I bambini piccoli che arrivano sono accolti dai bambini di 4 e 5 anni, che si abituano ad accudire i più piccoli. E i più piccoli, che all'inizio sono un po' spauriti, piano piano, con l'aiuto dele maestre, ma soprattutto dei bambini più grandi, si abituano piano piano al nuovo ambiente, che funziona proprio come una grande famiglia, con fratelli e sorelle più grandi e più piccoli.
L'amicizia fra mamme è venuta spontanea, a poco a poco, giorno dopo giorno. E dura tutt'ora, che i nostri figli continuano ad andare alle elementari, e l'anno prossimo qualcuno dei vecchi compagni di asilo, dato che avevano tutti età differenti, andrà alle scuole medie. Ogni tanto ci incontriamo, ci ritroviamo. Magari quando fa più caldo, andiamo ai giardini, i bambini giocano e noi si chiacchiera un po' di tutto. Ci aiutavamo quando eravamo in difficoltà, se qualcuno non poteva prendere il figlio ci pensava una delle mamme amiche. Quando ci vediamo non mancano mai i sorrisi e gli abbracci.
Quest'anno i bambini della materna sono tutti quanti ben inseriti, non solo nella classe del mio, ma in tutte. Dopo due mesi lui già consoceva quasi tutti i nomi dei suoi compagni e, a seconda di cosa succede o delle attività che sono svolte mi parla di un compagno o una compagna piuttosto che un'altro.
Fino a qui non ho raccontato niente di nuovo. Arriva il momento dell'uscita pomeridiana, si perché l'entrata a scuola l'ho riservata al papà, mentre il ritorno a casa è tutto per me. .Le mamme pian piano arrivano alla spicciolata e si mettono in attesa davanti al cancello.
Cerco in giro qualche viso conosciuto, ma in due anni questo purtroppo ancora non è accaduto.Gli sguardi non si incrociano, sono fugaci e sfuggenti. Nessuno si ferma a fare due parole, solo qualche nonno si ferma a chiacchierare. Sembrano tutti troppo impegnati nei loro pensieri. Non si riesce a scambiare nemmeno un sorriso. In due anni, neanche uno. Mi chiedo, forse è troppo impegnativo sorridere? Ammetto che a questo punto non viene spontaneo sorridere, tante volte mi devo fare forza, io sono fatta così, nonostante tutto continuo a sorridere.
Ci sono mamme che incontro all'asilo e che poi rivedo alla scuola elementare, per riprendere i fratellini o le sorelline. I bambini più piccoli si cercano, corrono, ridono, giocano assieme nei pochi minuti di attesa prima di tornare a casa. E anche qui neanche un cenno, un sorriso, una parola di convenienza. Non riusciamo a parlare nemmeno del tempo, eppure quest'anno ce ne ha date di cose da dire!!! Eppure i bambini si salutano, perché le mamme no? Perché non possiamo imparare dai nostri figli?
E io, nonostante tutto, continuo imperterrita a sorridere. Per dimostrare a queste persone che forse un sorriso non costa molto, non è molto impegnativo, e forse i bambini hanno diritto a un sorriso.
Perché la tristezza che c'è nelle nostre vite parte anche dall'impossibilità di sorridere non soltanto ai bambini, ma alla vita stessa. E' vero che i tempi sono difficili, che non sempre è facile sorridere, che i problemi che ci sovrastano a volte sono più grandi di noi. Ma proprio per questo, poiché tante cose sono fuori dalla nostra portata, varrebbe la pena sorridere. Tanto un sorriso non peggiorerebbe comunque la situazione.
Bisognerebbe davvero imparare dai bambini, ritrovare la gioia e la spontaneità di un sorriso donato a chi ci sta vicino, forse più vicino di quanto ci possiamo immaginare.
Ieri pomeriggio poi ho avuto l'intuizione. Ed è stato ieri pomeriggio, mentre aspettavo che aprisse il cancello della scuola materna che frequenta mio figlio,che questa domanda mi è sorta spontanea. Ed è proprio questa domanda che vorrei fare alle mamme degli amichetti del mio bimbo, che va alla scuola materna: "Scusi, quanto costa un sorriso?"
Premetto che l'esperienza con la mia figlia più grande è stata meravigliosa, era il primo anno che i bambini erano sistemati in classi miste, cioè con bambini di tutte e tre le fasce d'età, 3, 4 e 5 anni. Così aveva deciso l'Istituto Comprensivo della nostra città. I bambini piccoli che arrivano sono accolti dai bambini di 4 e 5 anni, che si abituano ad accudire i più piccoli. E i più piccoli, che all'inizio sono un po' spauriti, piano piano, con l'aiuto dele maestre, ma soprattutto dei bambini più grandi, si abituano piano piano al nuovo ambiente, che funziona proprio come una grande famiglia, con fratelli e sorelle più grandi e più piccoli.
L'amicizia fra mamme è venuta spontanea, a poco a poco, giorno dopo giorno. E dura tutt'ora, che i nostri figli continuano ad andare alle elementari, e l'anno prossimo qualcuno dei vecchi compagni di asilo, dato che avevano tutti età differenti, andrà alle scuole medie. Ogni tanto ci incontriamo, ci ritroviamo. Magari quando fa più caldo, andiamo ai giardini, i bambini giocano e noi si chiacchiera un po' di tutto. Ci aiutavamo quando eravamo in difficoltà, se qualcuno non poteva prendere il figlio ci pensava una delle mamme amiche. Quando ci vediamo non mancano mai i sorrisi e gli abbracci.
Quest'anno i bambini della materna sono tutti quanti ben inseriti, non solo nella classe del mio, ma in tutte. Dopo due mesi lui già consoceva quasi tutti i nomi dei suoi compagni e, a seconda di cosa succede o delle attività che sono svolte mi parla di un compagno o una compagna piuttosto che un'altro.
Fino a qui non ho raccontato niente di nuovo. Arriva il momento dell'uscita pomeridiana, si perché l'entrata a scuola l'ho riservata al papà, mentre il ritorno a casa è tutto per me. .Le mamme pian piano arrivano alla spicciolata e si mettono in attesa davanti al cancello.
Cerco in giro qualche viso conosciuto, ma in due anni questo purtroppo ancora non è accaduto.Gli sguardi non si incrociano, sono fugaci e sfuggenti. Nessuno si ferma a fare due parole, solo qualche nonno si ferma a chiacchierare. Sembrano tutti troppo impegnati nei loro pensieri. Non si riesce a scambiare nemmeno un sorriso. In due anni, neanche uno. Mi chiedo, forse è troppo impegnativo sorridere? Ammetto che a questo punto non viene spontaneo sorridere, tante volte mi devo fare forza, io sono fatta così, nonostante tutto continuo a sorridere.
Ci sono mamme che incontro all'asilo e che poi rivedo alla scuola elementare, per riprendere i fratellini o le sorelline. I bambini più piccoli si cercano, corrono, ridono, giocano assieme nei pochi minuti di attesa prima di tornare a casa. E anche qui neanche un cenno, un sorriso, una parola di convenienza. Non riusciamo a parlare nemmeno del tempo, eppure quest'anno ce ne ha date di cose da dire!!! Eppure i bambini si salutano, perché le mamme no? Perché non possiamo imparare dai nostri figli?
E io, nonostante tutto, continuo imperterrita a sorridere. Per dimostrare a queste persone che forse un sorriso non costa molto, non è molto impegnativo, e forse i bambini hanno diritto a un sorriso.
Perché la tristezza che c'è nelle nostre vite parte anche dall'impossibilità di sorridere non soltanto ai bambini, ma alla vita stessa. E' vero che i tempi sono difficili, che non sempre è facile sorridere, che i problemi che ci sovrastano a volte sono più grandi di noi. Ma proprio per questo, poiché tante cose sono fuori dalla nostra portata, varrebbe la pena sorridere. Tanto un sorriso non peggiorerebbe comunque la situazione.
Bisognerebbe davvero imparare dai bambini, ritrovare la gioia e la spontaneità di un sorriso donato a chi ci sta vicino, forse più vicino di quanto ci possiamo immaginare.
Non sono mamma quindi non posso provare l'esperienza dell'attesa di un figlio fuori dall'asilo, pero' mi guardo intorno e noto che dove spesso c'è un gruppo di persone, il numero di sorrisi non corrisponde quasi mai al numero delle persone presenti....e hai ragione, basta cosi' poco, sorridere non costa nulla, farlo anche contro voglia fa sentire l'animo piu' leggero.
RispondiEliminaper me sorridere è naturale come respirare, non riesco proprio a stare seria (salvo casi rarissimi sintomi di qualcosa che decisamente non va). Essendo io così, noto ancora di più certe faccie ingrugnite della gente e la cosa più triste, secondo me, è scoprire che dietro non c'è nemmeno una motivazione valida per quel muso lungo, solo non si sente la necessità di sorridere un po'... possibile???
RispondiEliminaTutto giusto quello che dici, meno aggressività e più sorrisi potranno solo fare bene!
RispondiElimina: )))))))))))))))))
RispondiEliminaQuesto è un difetto degli adulti: una volta diventati tali non sanno più tornare nel mondo dei bambini...I bambini hanno un'immaginazione che va oltre ogni confine, mentre per gli adulti ogni pretesto è buono per fermarsi e mantenere le distanze...
RispondiElimina